Negli ultimi anni si parla di Big Data e di come Il nostro modo di vivere e lavorare, basato sempre più sulle moderne tecnologie digitali, produce una quantità crescente di dati, dati che transitano in rete e che provengono da una pluralità di fonti diverse per renderli comprensibili e trasformarli in azioni strategiche a supporto del business
#I Big Data non sono altro che in insieme di dati dal volume molto elevato, tanto che la loro gestione non puo’ avvenire nella maniera tradizionale, ma attraverso tecnologie innovative e dedicate, in grado di raccogliere, gestire , filtrare e analizzare i dati per fare previsioni su scenari future e decisioni mirate.
Tutto facile? Si a patto che l’azienda sia in grado di gestirle, analizzarle ma soprattutto leggere le preziose indicazioni
Negli ultimi anni secondo i risultati dell’indagine conoscitiva sui Big Data condotta congiuntamente dall’ Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, dall’ #Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato e dal Garante per la Protezione dei Dati Personali, i dati hanno assunto importanza via via crescente nell’ organizzazione delle attività di produzione e di scambio, a tal punto da poter essere considerati, oltre che la proiezione della persona nel mondo digitale, anche una risorsa economica a tutti gli effetti, anzi la risorsa di gran lunga più importante in molti settori.
Infatti, grazie agli avanzamenti nell’ ambito dell’Information e Communication Technology (ICT), le organizzazioni tendono a raccogliere dati di qualsiasi tipo, ad elaborarli in tempo reale per migliorare i propri processi decisionali e a memorizzarli in maniera permanente al fine di poterli riutilizzare in futuro o di estrarne nuova conoscenza. La creazione di dati sta seguendo un processo esponenziale: nell’ anno 2018 il volume totale di dati creati nel mondo è stato di 28 zettabyte (ZB), registrando un aumento di più di dieci volte rispetto al 2011: si prevede che entro il 2025 il volume complessivo dei dati arriverà fino a 163 ZB.
Ormai tutte le società hanno compreso quanto sia importante fare leva sui dati per migliorare il proprio business. Molte meno, invece, hanno effettivamente integrato strategie interne finalizzate a misurare l’impatto di tali dati sui processi interni aziendali: questo sarà il focus dei prossimi anni.
I campi di applicazione sono infiniti, in tema di attualità e’ stato realizzato, grazie ai Big Data, il primo ‘ritratto’ digitale di Covid-19: come riporta la Redazione ANSA MILANO 21 agosto 2020, descrive i sintomi della malattia, l’evoluzione e le conseguenze sull’organismo basandosi sulle cartelle cliniche elettroniche di oltre 27.000 pazienti, condivise agli inizi della pandemia da 96 ospedali di Italia, Stati Uniti, Francia, Germania e Singapore con l’obiettivo di creare una piattaforma comune per aumentare la reattività in caso di emergenze sanitarie.
I risultati sono pubblicati sulla rivista npj Digital Medicine dal consorzio internazionale 4CE (Consortium for Clinical Characterization of Covid-19 by Ehr), guidato dalla Harvard Medical School. L’Italia partecipa con il #Policlinico di Milano, l’Asst Papa Giovanni XXIII di Bergamo, gli Istituti Clinici Scientifici Maugeri e l’Università di Pavia.
# “Covid-19 ha colto il mondo di sorpresa e ha evidenziato importanti lacune nella nostra capacità di usare le cartelle cliniche elettroniche per identificare spie utili a reagire a una pandemia mutevole”, spiega Isaac Kohane della Harvard Medical School.
In un mondo sempre più connesso e comunicante, l’informazione corre sul web sempre piu’ veloce.
Ecco in sintesi cosa può fare un BIG DATA.