#smartworking

In questi ultimi giorni a causa dell’emergenza coronavirus molti italiani si sono dovuti misurare con lo smart working o lavoro agile. Un tempo una libera scelta del dipendente, oggi l’emergenza ci ha obbligato a riorganizzare le nostre giornate comprese quelle lavorative.
Secondo uno studio condotto dall’Osservatorio smart working della School of Management del Politecnico di Milano, gli smart worker in Italia sono già circa 570.000, in crescita del 20% rispetto al 2018. Un incremento destinato a crescere in modo esponenziale a partire da marzo 2020, che già prima di questa emergenza era dettato anche dalle tecnologie che permettono di gestire la propria attività lavorativa da qualsiasi luogo e in qualsiasi momento.
Oggi per noi è stata un’esigenza urgente e necessaria, andare incontro a qualche difficoltà inevitabile, ma facilmente superabili grazie a qualche suggerimento.
Lo spazio la difficoltà di usare la tecnologia, la scarsa possibilità di concentrarsi, la comunicazione ridotta, i piccoli spazi condivisi con altre persone, magari bambini piccoli. Queste sicuramente le prime difficolta che ci siamo ritrovati ad affrontare.
Nell’attività lavorativa dello smart worker la definizione dei ruoli e dei tempi e dei confini è fondamentale per evitare di mescolare le mansioni, perdere la concentrazione e andare in stress.
Pianifichiamo il nostro tempo e creiamoci le to do list, ossia piani di lavoro macro settimanale e micro giornaliero, dove al fianco delle attività da svolgere inseriremo anche il tempo che prevediamo che ci serva, meglio se condivisa con tutto il team.
Routine per dare al cervello i segni di continuità anche a casa. Ad esempio, vestendosi come per andare in ufficio, dedicando uno spazio esclusivo alla postazione di lavoro e introducendo riti fissi, un caffè in videoconferenza con i colleghi prima di iniziare.
Comunicazione. In questo periodo d’isolamento sociale, le relazioni con il capo e i colleghi non devono essere abbandonate, utili strumenti di videcall, chat, telefonate, messaggi, insomma tutto quello che ci concedevamo prima, senza mai dimenticare il buon senso.